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"Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo,

fino al momento in cui si cala nella fossa.

E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti,

ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale."

Salvatore Satta

Regione storica del sud-est della Sardegna, l'origine del suo nome è incerta quanto lo sono il periodo in cui nacque e le frontiere del suo territorio. Alcune ipotesi sul significato del toponimo sono: trenta (miglia da Cagliari, secondo l'abitudine romana di dare nomi in base alla distanza dal capoluogo), trecento (nuclei abitativi), tre popoli sul suo territorio (Latini, Punici e Greci).

Il primo documento storico su cui si legge il toponimo è un atto di donazione del 1219, con il quale Torchitorio donava al figlio Salusio di Lacon l'Incontrada della Trexenta, una delle 61 curatorie in cui era diviso il Regno di Sardegna e una delle 16 curatorie in cui era diviso il Giudicato di Cagliari.

Il territorio confina a nord con il Sarcidano, ad est con il Gerrei, a sud con il Parteolla ed il Campidano, ad ovest ancora con il Campidano e con la Marmilla; offre un paesaggio di dolci colline e pianure, solcato da corsi d'acqua a regime torrentizio, che si inasprisce in prossimità dei contrafforti e dei pianori del Sarcidano e del Gerrei.

Il territorio era già densamente popolato in epoca preistorica come dimostrano i numerosi insediamenti abitativi e i siti sacri rinvenuti nei vari comuni. Le domus de janas sono le testimonianze più antiche della presenza umana (IV-III millennio a.C.) e, più recenti, ma significative per rilevare una evoluzione nel culto dei morti, sono le tombe dei giganti (XV-V sec. a. C.).

Le prime strutture abitative di cui ci sono pervenuti resti consistenti sono i nuraghi e i villaggi nuragici, sorti tra i primi secoli del II millennio a.C. sino alla metà del VI sec. a. C., quando la civiltà nuragica subì l'invasione cartaginese. Dalla distribuzione dei 7000 nuraghi ancora esistenti in Sardegna, appare che il territorio della Trexenta è il più densamente popolato: i nuraghi presenti sono circa 380.

I siti archeologici presentano numerosissimi frammenti di ceramica punica, a testimonianza degli interessi dei Punici per il territorio sardo. Il dominio romano iniziò nel 238 a. C., nonostante la resistenza delle popolazioni dell'interno. L'opera di colonizzazione fu resa più facile dalle già esistenti vie di penetrazione e dai centri fenicio-punici, dove i Romani trovarono risorse e riparo per i loro eserciti. Gli insediamenti, di cui la subregione era disseminata, erano ubicati nelle zone più fertili e pianeggianti.

Con il declino dell'Impero romano d'occidente, l'isola finì col cadere in mano ai Vandali dal 453 al 534, in seguito, dall'Impero di Bisanzio, fu eletta al rango di Prefettura d' Africa: a suo capo un "Judex" e un "Praeses". L'influenza bizantina fu notevole i tutti i comparti della vita economica, sociale e religiosa.

A partire dal IX secolo, la Sardegna fu divisa in quattro circoscrizioni, e i luogotenenti posti a capo di ognuna si autoelessero Giudici, col consenso delle popolazioni locali; da questo momento, la storia della Trexenta si confonde con quella dei Giudicati, subendo varie dominazioni fino alla'abolizione del feudalesimo, nel 1838.

Fonte: G. Bullegas, M.A. Artizzu, B. Spiga (a cura di), Viaggio in Trexenta, Nuove Grafiche Puddu, Ortacesus (CA) 2006.

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